“Bellezza Etica, ciò che è bello è buono” di Teresa Giulietti

Teresa Giulietti, laureata in Lettere Moderne con indirizzo in storia dell’arte, ha frequentato la scuola di Ayurveda e di naturopatia psicosomatica. Lavora presso il suo studio di naturopatia a Parma,  insegna presso scuole di formazione per operatori del benessere e tiene corsi di naturopatia, alimentazione etica e rilassamento corporeo.
Ha scritto diversi libri fra cui “Bellezza Etica, Etica della Bellezza”, Edizioni Cosmopolis, Torino 2013.
Per Libera Tutti ha preparato l’articolo che segue con gentilezza e disponibilità  rare al giorno d’oggi e delle quali la ringraziamo infinitamente.

immagine giulietti 1Sono cresciuta in un piccolo universo di bellezza, catapultata (con morbido atterraggio) fin dai primi giorni di vita tra massaggi e oli profumati, carezze e colori meravigliosi di ombretti e terre d’Africa.

Credo nasca proprio da qui la mia passione per la bellezza. Ma andiamo per gradi.

Al momento della mia nascita, mia madre che faceva, e alla veneranda età di 64 anni ancora fa, l’estetista, esercitava la sua professione in casa. Per non distogliersi dal suo ruolo di madre, prima ancora che della sottoscritta, di mia sorella che mi ha preceduta di tredici mesi, aveva deciso di creare nel nostro appartamento un’isola di bellezza in cui accogliere le clienti per massaggi, maschere idratanti dai colori incredibili, cerette indolore, manicure, e via di questo incanto.

Ogni giorno era un via vai di gente, di corpi nudi, di oli essenziali e di piccole scoperte quotidiane. Una brava estetista è anche un po’ psicologa, sempre un po’ alchimista.

A me piaceva guardarla lavorare, seguire le sue mani mentre attraversavano corpi, plasmavano materia, dispensavano calore e consistente armonia; quelle mani di madre, delicate e decise al tempo  stesso, avvolgenti e sferzanti come una camminata tra i boschi.

(Una brava estetista deve possedere mani di madre).

Restavo ammaliata e tutto mi pareva straordinario, un mondo perfetto, di equilibri aromatici, di tinte pastello, e poi di più vivaci colori con cui lei sapeva conferire espressione ad uno sguardo spento, volume ad un volto snaturato dal disincanto.

Era un mondo, quello, a cui in qualche modo prendevo parte, anche se più come spettatrice silenziosa e invisibile, ma che un domani mi avrebbe vista protagonista. Ho sempre guardato a quel piccolo universo di dolcezza, con amore, incanto, curiosità, quella dei cuccioli che imitano i gesti dei grandi per crescere divertendosi.

Dopo la laurea in lettere e filosofia, con un indirizzo in storia dell’arte, il mio amore per il bello si è radicato in me, una colonna vertebrale da cui dipartivano tutte le passioni minori. Poi, la scuola di Ayurveda e quella di naturopatia psicosomatica mi hanno calata nel mondo reale della salute, ancor prima in quello facilmente percorribile della prevenzione.

Cosa vi è di più bello dell’armonia interiore che si tramuta in salute del corpo, della mente e dello spirito?

Bruttezza dietro la bellezza. Quando ho scoperto che dietro a buona parte di quel mondo di bellezza, ombretti, mascara, terre d’Africa dorate come i più bei tramonti di Tanzania, e così ai prodotti cosmetici impiegati da mia madre per detergere, tonificare, idratare, detossinare… si celava tanta bruttezza, è stato un duro colpo, come quando scopri da bambino che Babbo Natale non esiste.

Conigli albini, così indifesi nel loro tenero candore, presi di mira dai laboratori di ricerca di mezzo mondo, per la loro innata predisposizione a non produrre lacrimazione difensiva, freddamente stabulati, immobilizzati entro strumenti di tortura per giorni, costretti a farsi lesionare la cornea per testare sostanze che sarebbero servite a mettere sul mercato mascara, shampoo, ombretti, e così via.

Topolini rasati e martoriati da sostanze attive, somministrate a dosaggi elevatissimi, costretti ad una morte atroce; e tutto questo per permettere alla casa produttrice di apporre sulla confezione la dicitura “clinicamente testato” e pararsi il deretano nel caso in cui un acquirente manifestasse reazioni allergiche verso qualche materia prima.

immagine giulietti 2E le case cosmetiche, esattamente come quelle che producono farmaci, sanno bene che l’introduzione all’interno dell’organismo di sostanze così innaturali e invasive (nel caso dei cosmetici, si pensi soltanto ai parabeni di origine petrolchimica) potrebbero generare effetti indesiderati, anche gravi, su tutti, ma in particolare sui soggetti definiti “più a rischio“, vale a dire donne in gravidanza, bambini, allergici. Soffermiamoci un attimo su questo ultimo aspetto, così importante.
La pelle, il nostro organo di senso più esteso. La pelle viene spesso considerata, e venduta da certe pubblicità, come una parte separata da tutto il resto del corpo, un abito da sfoggiare nelle grandi occasioni, una sorta di muto rivestimento che include, avvolge, protegge, qualcosa di molto più vivo, dunque importante, che sono i nostri organi interni. Non è affatto così. Con i suoi quasi due metri quadri di superficie, è l’organo più esteso del corpo. Forma un rivestimento flessibile e resistente che protegge i tessuti sottostanti. Ma la pelle non serve solo a proteggere da intemperie e microrganismi patogeni, è un organo di senso a tutti gli effetti che, con il tatto (il primo organo che si forma nell’utero materno e che nasce dallo stesso foglietto, l’ectoderma, da cui genera il sistema nervoso centrale) ci permette di “leggere” l’ambiente circostante e di interagire con esso. Inoltre, è un organo emuntore importantissimo che, come il fegato, i reni e l’intestino, espelle dall’organismo grandi quantità di tossine e scarti metabolici. Ed è anche il nostro terzo polmone, che respira e ci fa respirare, attraverso i suoi pori, garantendo la vita ad ogni zona, tessuto, organo che forma e protegge. E, non è ancora finita, perché la pelle è una fabbrica” di sostanze fondamentali, quali la vitamina D e la melanina. E poi, ovviamente, è un organo di comunicazione che ci mette costantemente in relazione col mondo attorno a noi, definendo confini e stabilendo rapporti, difendendosi/ci all’occorrenza (crosta lattea, psoriasi, eczema, etc.) o accogliendo l’altro ritenuto affidabile (ciò che ci piace a pelle). Ha mille funzioni la nostra pelle e non può certamente essere liquidata con la superficialità che muove il mercato e le multinazionalicospargiamola di sostanze chimiche che conferiscono un immediato effetto compattante”.

Alla pelle non interessa l’effetto immediato, specie se ottenuto attraverso sostanze nocive (tensioattivi sintetici, SLS, SLES, emulsionanti chimici quali Glicole polietilenico, derivati del petrolio, Mineral Oli, Paraffinum Liquidum, profumi sintetici) che nulla hanno a che vedere con la sua stessa natura, i suoi reali bisogni, la nostra memoria cellulare.

La scelta spetta a noi. Mai come in questo settore, quello della bellezza e della cura di sé, è possibile operare scelte individuali e responsabili. Si tratta di tenersi aggiornati, consultando i siti giusti, imparando a leggere gli ingredienti contenuti nei nostri prodotti, prendendo doverosamente le distanze da certe pubblicità e da case cosmetiche che si disinteressano totalmente alla nostra salute, alla nostra bellezza.

Il mercato oggi offre possibilità interessanti, etiche, biologiche. Attenzione al termine ‘naturale, spesso impiegato per accaparrarsi una buona fetta di mercato: si tratta di uno specchietto per allodole che non conferisce alcuna validità legislativa al prodotto il quale deve, invece, essere riconosciuto e attestato come ‘biologico’, ossia realizzato con ingredienti che tengono conto dei parametri della coltivazione bio (no ogm, parabeni petrolchimici, profumazioni chimiche, siliconi).
Petrolio, alleato di bellezza? E’ lecito domandarselo: cosa c’entra il tanto conteso liquido bituminoso che sgorga dalle profondità della terra, e che abitualmente si usa come combustibile, con la nostra bellezza?
Se solo ci soffermassimo a leggere le etichette dei nostri abituali prodotti di bellezza, capiremmo che un nesso, ed anche molto stretto, c’è. Molti prodotti contengono derivati del petrolio, denominati in altro modo, giusto per depistare l’ignaro consumatore che dovrebbe, sempre e comunque, imparare a leggere gli ingredienti sulla confezione.

– Il Glicole propilenico. Solitamente scritto a carattere minuscolo: Propylene Glicol, è una frazione oleosa derivata del petrolio. Ha proprietà solventi e umettanti e proprio per questo viene impiegato come antigelo per motori, nell’olio dei freni, nei liquidi idraulici, ma trova larghissimo impiego anche in profumeria, nei prodotti erboristici e in quelli farmaceutici. Tra le sue funzioni più note, ricordo quella di solvente; viene infatti usato per estrarre principi attivi dalle piante. Ad oggi, sono in molti ad essere allergici a questa sostanza, non a caso i dermatologi consigliano di controllare sempre sulla confezione che il prodotto non ne contenga nemmeno una minima traccia. Negli Stati Uniti, il Material Safety Data Sheet, il documento che contiene le norme di sicurezza ufficiali per l’uso delle diverse sostanze, avverte: “avoid concact with skin” il che significa: evitare il contatto con la pelle. Tra gli effetti noti del Glicole Propilenico annovero: secchezza cutanea, irritazione, abrasione, desquamazione.

– Il Sodium Laureth Sulphate (SLES e SLS). E’ un tensioattivo derivato da idrocarburi petroliferi, largamente impiegato in tutti i prodotti cosmetici, è il responsabile della schiuma abbondante che tanto piaceva a Marilyn.
L’effetto alcalino è molto aggressivo tanto per la pelle del viso, che per quella del corpo e dei capelli. I danni che provoca alle persone e all’ambiente sono ormai di dominio pubblico, così come la sua attitudine a provocare allergie e desquamazioni dermiche, basti chiederlo al nostro parrucchiere di fiducia che, se ancora non ha provveduto a rifornirsi di prodotti organici, si ritrova ogni giorno, ad ogni tintura, palmo a palmo col temuto nemico. Durante la sua produzione si forma diossano, una sostanza cancerogena difficile da eliminare dal prodotto finale, e che può contaminarlo in traccia. Alcune ricerche comproverebbero che lo SLES può reagire con altre sostanze comunemente presenti nei cosmetici, portando alla formazione di nitrosammine, sostanze cancerogene che possono penetrare attraverso la pelle.

Parabens, tra cui: Methyl, Buthyl, Propyl e Ethyl paraben. Sono conservanti petrolchimici usati in cosmetica per aumentare la vita sugli scaffali dei prodotti. Nonostante si conoscano effetti allergenici, si seguita ad impiegarli anche per il loro basso costo.

I grassi minerali. Largamente impiegati in cosmesi, sono derivati del petrolio: Mineral Oil, Paraffinum Liquidum, Petrolatum, Vaseline, per citarne solo alcuni. Vengono impiegati nelle creme come filmogeni antidisidratanti, nei protettivi labbra (specie il Petrolatum) e in prodotti per capelli. Molti oli per proteggere la pelle dei bambini, e dei neonati, sono a base di oli minerali, con aggiunta di profumazioni chimiche, il che può risultare una vera bomba a orologeria per dei cuccioli in crescita. Come se non bastasse, molti di questi oli impiegati, non a caso, nei motori dei veicoli, sono occlusivi, il che significa che l’idratazione è solo apparente. In verità fungono da barriera, impedendo la traspirazione dermica.  Per citare un famoso cosmetologo “i lucidi da scarpe sono a base di vaselina, ma la pelle non è la tomaia di una scarpa, né un motore da lubrificare”.

Parfum, Fragrance, Essenze. E’ ciò che conferisce profumo ai cosmetici, la sua fragranza distintiva, quella che talvolta ci fa decidere di acquistare un prodotto piuttosto che un altro, a patto che si ignori la sua vera natura. Sotto la dicitura ‘Parfum’ si raggruppano un gruppo di sostanze vastissimo; sono comunque sostanze ottenute dal petrolio e dunque piene di allergeni. Sia ben chiaro, nulla hanno in comune con gli oli essenziali di derivazione botanica, per quanto fragranze ed essenze di sintesi vengano sovente spacciate per naturali.
Gli oli essenziali ‘puri’ generalmente costano di più delle essenze chimiche, proprio per la difficoltà di estrazione dalla pianta dei principi attivi volatili. Mughetto, mela verde, pesca, melone, muschio bianco, sono alcuni esempi di essenze esclusivamente sintetiche spacciate per naturali.
E la lista dei prodotti Killer non è ancora finita. Non soltanto da quelli di derivazione petrolchimica bisogna prendere le distanze (e mantenerle a vita), ma anche da altri ingredienti che troverete qui di seguito elencati:

Sodium Hydrozide. Meglio conosciuto come soda caustica, è impiegato nei prodotti per capelli, in particolar modo in quelli per ondularli e stirarli, ma anche nelle schiume da barba. E’ molto aggressivo a causa del suo Ph alcalino e in reazione con altri agenti chimici provoca forti irritazioni alla pelle. Nonostante questo viene ancora impiegato a causa del suo basso costo.

Sodio Laurilsolfato (Sodium Lauryl Sulfate). Detto anche dagli addetti al lavoro ‘lo sverniciante della pelle’. Si tratta, infatti, di un tensioattivo molto sgrassante presente nella maggior parte dei detergenti, compresi quelli per pulire i motori, ma trova largo impiego anche come sverniciante. Può ritardare la cicatrizzazione delle lesioni della cornea e può danneggiarla, soprattutto nei bambini. E’ accusato di favorire la caduta dei capelli e altre alterazioni del cuoio capelluto (iperseborrea, forfora, eczema).

Triclosan. E’ un battericida usato in molti prodotti, tra cui dentifrici, collutori, deodoranti, detergenti, creme. E’ sospettato di essere cancerogeno e ha un notevole grado di tossicità. Secondo alcune ricerche un uso sistematico di questa sostanza può favorire lo sviluppo di colonie di microrganismi potenzialmente patogeni, sopprimendo invece la microflora benefica.

Siliconi a catena di carbonio. Molte aziende sfruttano da sempre sostanze siliconiche, per realizzare prodotti di bellezza e soprattutto shampoo e balsami per capelli, quali:
Ciclomethycone, Phenyltrimetycone, Amodimetycone, Dimetyconolo, Ciclophentazylosane. Queste sostanze possono creare allergie e tutta una serie di effetti secondari davvero poco simpatici, specie se mantenuti lungamente a contatto con la pelle: orticaria, eczemi, dermatiti e abrasioni.

Tetrasodium EDTA. Questo eccipiente largamente impiegato nella preparazione degli shampoo, è un veleno che provoca danni al pesce azzurro, rendendolo sterile.

Imidiazolidinyl Urea. Quante volte avrete letto questo nome dando una scorsa agli ingredienti dei prodotti di bellezza; viene impiegato come conservante e si tratta di un derivato e cessore di formaldeide, una sostanza nociva e cancerogena che in molti Stati è stato vietato, anche per il suo legame con la leucemia.

Mono Di e Tri-etanolamina. Solitamente abbreviati in MEA, DEA, TEA, sono presenti soprattutto nei detergenti schiumogeni e possono reagire con altre sostanze presenti nel prodotto portando alla formazione di nitrosammine, sostanze cancerogene che possono penetrare attraverso la pelle.

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Frontespizio di “Bellezza etica, etica della bellezza” di Teresa Giulietti (Edizioni Cosmopolis – Torino – 2013)

LA ZOOCOSMESI (da “Bellezza etica, etica della bellezza“. Edizioni Cosmopolis, Torino 2013).
Sono una moltitudine i cosmetici a base di sostanze animali: dal sego, alla cera d’api, dalla lanolina alle proteine della seta. Molto spesso queste sostanze derivano dal sacrificio dell’animale o, in taluni casi, da una morte ‘preventivata’, inserita per esempio nel circuito della carne, o in quello della pelliccia, come tengono a precisare le ditte cosmetiche che hanno fatto della zoocosmesi il loro cavallo di battaglia. Al neologismo ‘zoo’ l’industria cosmetica ha, però, da sempre preferito quello di ‘bio anche per allontanare possibili connessioni con la materia prima animale. Bio suona meglio, rimanda al mondo sapiente e immacolato della natura.
Quali sono e quali sono state le sostanze animali maggiormente impiegate in cosmesi?
Acido ialuronico, Acido stearico, Collagene bovino, Sebo bovino, Elastina bovina, Caseina bovina, Cheratina bovina, Ceramidi bovine, Lanolina ovina, Cere animali, Glicerina, Placenta bovina e ovina, Bava di lumaca, Pesciolini Garra Rufa, Biostimoline animali, Chitina e Chitosani dei crostacei e dei molluschi, Olio di visone, Olio di emu, Olio di struzzo, Olio di tartaruga, Squalene, Ambra grigia, Cervo muschiato, Topo muschiato, Castoreo, Zibetto, Cocciniglia, Cera d’api, Miele, Propoli, Pappa reale, Latte; Baco da seta.

– L’Acido Ialuronico è uno dei principali componenti del nostro tessuto connettivo ed ha lo scopo di idratare e proteggere i tessuti, conferendo alla pelle elasticità e morbidezza, essendo in grado di contrastare l’azione invecchiante dei radicali liberi. E’ presente anche in molti animali e in alcuni tipi di batteri. Scoperto nell’humor vitreo dell’occhio, cominciò ad essere impiegato in cosmesi a partire dagli anni ’70 e fino a pochi anni fa veniva estratto esclusivamente da animali, in particolare dalla cresta del gallo. Oggi, all’acido ialuronico animale si affianca quello estratto in laboratorio da particolari batteri. Viene impiegato sia per produrre farmaci che cosmetici; nel primo caso, gel antidolorifici per le articolazioni e infiltrazioni intrarticolari contro l’artrosi; nel secondo, creme, sieri antirughe e fillers riempitivi, per spianare le rughe del viso. Il risultato non è permanente e l’intervento deve essere ripetuto ogni 2-3 mesi.
– L’Acido stearico è un acido grasso di origine vegetale o animale, costituito da 18 atomi di carbonio. Viene solitamente ottenuto trattando i trigliceridi con acqua ad alta temperatura e pressione, ed ha proprietà emollienti e lipogelificanti. Nelle formulazioni cosmetiche conferisce viscosità al prodotto senza appesantirlo. Da sempre è stato estratto da grassi di carne bovina e in caso di derivazione naturale dal burro di cacao e da quello di Karité.
– Il collagene è la principale proteina del tessuto connettivo negli animali; nei mammiferi è la proteina che vi si trova in maggiore quantità (circa il 25% della massa proteica totale), mentre nell’uomo rappresenta circa il 6% del peso corporeo, ed oltre che nel tessuto connettivo è possibile rintracciarla nei tendini, nella cartilagine, nell’osso, nella cute. La sua funzione è quella di conferire compattezza e sostegno ai vari organi e apparati. Questa preziosa proteina viene impiegata sia in campo medico che estetico, nel primo caso per la realizzazione di valvole cardiache, materiali di sutura ed emostatici; nel secondo, per ridare forma e sostegno ai tessuti del corpo, soprattutto del viso, mediante iniezioni di materiali di riempimento (fillers) per ridare volume alle labbra, riempire le rughe della zona oculare e nasolabiale e infine per attutire cicatrici post-acneici e traumatici. Esistono due forme di collagene iniettabile: di origine bovina e umana. Viene da domandarsi come mai il collagene bovino venga così ampliamente impiegato, viste le innumerevoli conseguenze e una caterva di effetti collaterali da far rabbrividire anche il più cinico tra i chirurghi estetici (eritema, edema, dolore con prurito, dolore senza prurito, artralgia, dispnea, cisti, drenaggio di materiale purulento o di tipo necrotico). Dopo l’infiltrazione, il collagene bovino viene (ovviamente) riconosciuto dal sistema immunitario come no-self (sostanza pericolosa) e per questo eliminato in tempi piuttosto brevi, motivo per cui ogni 2 mesi circa deve essere ripetuta l’operazione. Ma non è tutto, l’allergia a questo tipo di collagene eterologo (derivato da tessuti di una specie animale diversa dall’uomo) rappresenta il principale problema a cui nessun medico è mai riuscito a porre rimedio.

Ovviamente, ogni individuo è un caso a sé e nessun medico può prevedere quale potrà essere la reazione, ne sono prova la miriade di signore depauperate nel volto (sguardi sbilenchi, o perennemente ammiccanti; labbra da bambola gonfiabile cinese, zigomi asimmetrici, e così via) da queste simpatiche e innocue punturine. Ed una volta che il disastro è combinato difficilmente si troveranno medici in grado di potervi porre rimedio, men che meno medici pronti a denunciare un collega per inadempienza professionale.
I salotti pomeridiani della passata stagione televisiva si sono contesi storie di giovani fanciulle deformate dai magici fillers o di signorotte attempate che, anziché vent’anni di meno, si sono ritrovate in faccia una perfetta somiglianza con carlini e bulldog.

Come dire: Una giustizia animale, allora esiste!

Chi è stato? Chi, un bel giorno, ha pensato bene di estrarre dalla pelle di una mucca quel prezioso gel per poi infilzarne qualche cristiano?
Nel 1976, un gruppo di ricercatori dell’Università di Stanford, California, manipolando delle povere mucche capirono quanto avrebbero potuto lucrare (ancora?) su di loro ed è così che cominciò la prima commercializzazione del collagene bovino; ma fu, nel 1981, dopo che quella fortezza sacra e intoccabile che è la Food and Drug Administration americana, ne approvò l’utilizzo che le donne americane prima, ed europee poi, poterono provare la sensazione orgasmica di sentirsi irresistibili e eternamente giovani. Il collagene bovino è il capostipite di tutti i fillers per i quali sono stati largamente impiegati anche i pesci, in tal caso si parla di Collagene Marino.
– Il Sebo (o sego) è un grasso bovino, o ovino, estratto dal tessuto adiposo renale, utilizzato prevalentemente nella fabbricazione dei saponi, dopo vari trattamenti chimici. Il sego di prima qualità (detto anche “premier jus”) viene sfruttato per la preparazione di grassi artificiali di largo impiego in ambito alimentare, come ad esempio la margarina. Il sego industriale, invece, viene sostanzialmente assorbito dall’industria dei saponi, compresi i bagnoschiuma, gli shampoo e i balsami per capelli. Il grasso di maiale a base di glicerina è un ingrediente di molti dentifrici. In effetti, dal sego stesso, attraverso un’opportuna scissione idrolitica sotto pressione si possono ricavare la glicerina e gli acidi grassi. Da questi ultimi, poi, si ottengono la stearina e l’oleina animale, ovvero, gli acidi grassi solidi e quelli liquidi.
– L’elastina è una sostanza proteica presente nel tessuto connettivo che, insieme al collagene e alla fibronectina, forma il reticolo di sostegno della pelle. Da tempo si estrae dai tessuti elastici degli animali, specie dai legamenti. Come suggerito dalla parola stessa, permette un’elasticità degli organi e dei tessuti, si trova prevalentemente nei polmoni, nelle pareti delle arterie, nei legamenti, nella pelle e nell’intestino; permette la peristalsi, ossia il movimento. Una carenza di elastina rende la pelle atona e disidratata. Forse non si ragiona mai abbastanza su quanto ci viene detto; fumare fa male, è vero, e soprattutto è indiscutibile. Nuoce alla nostra salute ed anche a quella della nostra pelle.
Alla bellezza della nostra pelle. Prima di pensare di farsi iniettare sotto pelle collagene o acido ialuronico, sarebbe buona cosa smettere di fumare!
La perdita di elastina a livello dei setti interalveolari polmonari è alla base della riduzione dell’elasticità tipica dell’enfisema polmonare. Più che l’età o l’inquinamento, il tabagismo riduce notevolmente la produzione di elastina, causando la perdita di tonicità e accelerando la formazione di rughe. L’elastina non riesce a penetrare nella pelle mediante i cosmetici; quella che abbiamo deve essere preservata al meglio e rivitalizzata attraverso una dieta ricca di vitamine, il giusto movimento corporeo capace di garantire ossigenazione ai tessuti, una vita quanto più possibile sana e naturale.
– La caseina è una proteina del latte che coagulando origina il formaggio. E’ stata abbondantemente impiegata dall’industria, non solo quella cosmetica; come legante nel pane, nei cereali trasformati, nelle zuppe istantanee, nella margarina, in molti preparati per le torte. In cosmetica viene impiegata nella produzione di creme idratanti e bagnoschiuma. Una ditta francese ha di recente proposto la formulazione: tuorlo d’uovo con caseina del latte per la preparazione di una crema.
– La cheratina è una proteina naturalmente presente nel nostro organismo, così come nel regno animale. E’ il principale costituente delle nostre unghie, dei capelli e dei peli. La stessa proteina rientra, per esempio, nella composizione delle setole dei maiali, degli zoccoli delle mucche, delle corna del rinoceronte, della lana e delle piume degli uccelli. Fino a qualche decennio fa veniva totalmente estratta da queste fonti animali, oggi si ricorre quasi completamente alla formulazione di sintesi, fatta eccezione per unghie di animali morti (manzo, cavallo) nella composizione di prodotti per capelli.
– Le ceramidi sono sostanze di natura lipidica con una struttura chimica che consente di trattenere l’acqua nell’epidermide, ed è soprattutto per le loro proprietà protettive ‘di barriera’ che hanno conquistato l’attenzione dell’industria cosmetica. Sono uno dei componenti principali dello strato corneo da cui, con l’avanzare dell’età, scompaiono gradualmente fino a valori del 30%, causando una perdita di funzionalità della barriera cutanea. Sono contenute in alte concentrazioni in prodotti di origine sia animale che vegetale (cera d’ape, lanolina, olio di jojoba). Le ceramidi animali hanno aperto la strada alle loro sorelle di sintesi, visto che si estraevano dal cervello dei bovini. Una maggiore coscienza animalista, oltre che il terrore per la BSE (virus della mucca pazza) ha orientato i ricercatori della cosmesi ad un impiego nuovo del DNA umano per stimolare la melanogenesi con un meccanismo capace di riparare ai danni cellulari dopo l’esposizione ai raggi UV. Ad oggi, le molecole di origine animale sono state fortunatamente abbandonate e sostituite da identiche strutture di sintesi.
– La lanolina è una cera (e non un grasso come comunemente si pensa, non contenendo glicerina) secreta dalle ghiandole sebacee della pecora che si accumula sullo strato più esterno del manto lanoso (vello) a difesa dagli agenti atmosferici. Viene estratta dalla lana con un lavaggio in acqua calda e con particolari detergenti, purificata (centrifugazione); così che dalla saponificazione della lana si ottiene l’alcool della lana, una cera capace di conservare le proprietà della lanolina e che ha composizione simile a quella della pelle umana. Trova abbondantemente impiego sia in farmacia che in cosmetica per le sue proprietà idratanti ed emulsionanti; nel secondo caso nei cosmetici leviganti per la pelle, nelle pomate, negli stick e nei prodotti specifici per peli e capelli, creme depilatorie e balsami districanti. Intendiamoci, il manto della pecora non è così bianco come abbiamo sempre creduto, innamorandoci di Fiocco di Neve la simpatica capretta di Heidi, ma ha un colore giallastro che nel corso della lavorazione viene sbiancato con sostanze chimiche dannose; le quali, unite ai vari pesticidi e anticrittogamici che aggrediscono l’animale durante la sua vita, attraverso mangimi, foraggi, inquinamento  – e che inevitabilmente si depositano anche sulla pelliccia – rendono questa sostanza non del tutto innocua per l’uomo. La pecora, sotto forma di lanolina, è stata usata in una incredibile varietà di impieghi, dai detersivi per i panni, al campo dell’abbigliamento, applicata su giacche, scarpe, cinture, indumenti a base di pelo animale per renderli idrorepellenti; allo sport, per esempio per ammorbidire il guantone da baseball; ma anche in campo musicale per lubrificare strumenti di ottone. Ma quanta riconoscenza merita quest’animale che, invece, il più delle volte viene deriso, maltrattato, rasato, scuoiato, macellato e mangiato!
Negli animali le cere sono prodotte da speciali ghiandole e si trovano, in genere, nei tessuti di rivestimento. Possono avere funzione protettiva come per esempio la cera secreta dalla ghiandola steatopiga degli uccelli che rende le penne impermeabili all’acqua; funzione plastica come nelle api; o funzione di galleggiante come lo spermaceti che si trova nelle cavità pericraniche del capodoglio.

immagine giulietti 3– La cera d’api è il prodotto di secrezione di ghiandole addominali della comune ape e di altre specie di apidi; costituisce la sostanza con cui sono formate le cellule esagonali dei favi degli alveari, dai quali si estrae fondendoli con acqua calda per separare le sostanze estranee (come il miele).
– La Glicerina (o glicerolo) è un liquido viscoso, incolore, miscibile con acqua e alcol, solubile in acqua, alcool e acetone in qualunque proporzione, insolubile in etere, cloroformio e oli grassi. Si ottiene come sottoprodotto nel processo di saponificazione dei grassi (se animali: da strutto, sego, burro) o per idrolisi degli stessi: viene dapprima concentrata e subisce il processo di purificazione, con asportazione degli acidi grassi residui e impurezze. In petrolchimica si può ottenere sinteticamente partendo dal propilene. La glicerina è fortemente igroscopica, quindi in grado di assorbire l’umidità dell’aria, indipendentemente dal variare delle condizioni di umidità atmosferica. In virtù delle sue capacità idratanti, lubrificanti ed emollienti nei confronti della cute, la glicerina viene utilizzata in numerose formulazioni ad uso dermo-cosmetico. Rappresenta, infatti, l’umettante più usato in ambito cosmetologico ed è ben tollerata dalla cute. A basse concentrazioni è utile per preservare il prodotto dalla disidratazione, a dosaggi elevati svolge un’ottima attività idratante e plastificante nei confronti dell’epidermide e, se utilizzata in percentuale elevata all’interno del prodotto (oltre il 40%), può esplicare anche un’attività conservante. Trova numerose applicazioni, non solo in cosmetica, ma anche nella preparazione di liquidi antigelo, di resine, inchiostri, nell’ammorbidimento del cuoio, per la distillazione dell’alcol, nell’apprettatura dei tessuti. Nel campo della cosmetica, viene impiegata nella preparazione di saponi, creme, come solvente per profumi delicati. E’ largamente impiegata in farmacologia in supposte, clisteri, preparazioni galeniche come estratti, tinture, sciroppi.
– La Placenta tanto umana che animale è ricca di cellule staminali, derivati ormonali, proteine, amminoacidi, che sono costituenti del derma per cui hanno effetto riepitelizzante, cicatrizzante, anti-osteoporotico e anticalvizie. Oggi viene per lo più ricreata per sintesi, ma fino a qualche decennio fa veniva prelevata da animali, specie bovini. Una delle ultime novità del business cosmetico prevede l’impiego della placenta di pecora. Parrebbe essere il nuovo rimedio antirughe di molte star oltreoceano, si chiama Sheep Placenta e come rivela il nome si tratta proprio della placenta di pecora (sheep). Due famosi chirurghi estetici che lavorano in Inghilterra e a Dubai, Roberto e Maurizio Viel, gemelli di origine italiana, hanno ideato un particolare trattamento che prevede l’impiego di questa materia prima, si chiama Actistem: viene stesa una crema anestetizzante sul viso della paziente che deve essere lasciata a riposo per circa 15 minuti, si passa quindi sulla pelle un derma-roller per aumentare la circolazione sanguigna. Solo a questo punto entra in gioco la placenta di pecora, stesa su tutto il volto, cominciando dalla fronte. Le proteine al suo interno stimolerebbero il collagene. La durata del trattamento? I chirurghi assicurano almeno 5 mesi.
– La bava di lumaca  è uno degli ultimi ritrovati della zoocosmesi, per quanto già ai tempi dell’Antica Grecia sembra se ne conoscessero le miracolose proprietà. Ippocrate, medico e padre della medicina moderna, era solito alleviare le infiammazioni dermiche con applicazioni di lumache schiacciate. Ma l’utilizzo della bava di lumaca per la cosmesi risale a tempi ben più recenti; nel 1980, in Cile, la famiglia Bascunan che allevava lumache destinate al mercato culinario francese, scoprì che i tagli sulle mani si rimarginavano velocemente senza incorrere né in infezioni o cicatrici a contatto con la bava di lumaca. Questo mistero spinse il capofamiglia a far analizzare in laboratorio il prezioso gel. Le analisi rivelarono che con buona probabilità erano i mucopolisaccaridi a permettere la rigenerazione dei tessuti delle ferite. Dopo 15 anni di ricerche, la secrezione delle Helix Aspersa fu impiegata per creare una crema alla quale fu dato il nome di Elicina, brevettata presso la World Organization Of Patents di Ginevra e introdotta sul mercato sud americano a partire dal 1995. Oggi questo prodotto è commercializzato in più di 30 paesi. Secondo gli esperti si tratta di un cocktail davvero miracoloso che soltanto le magiche mani della natura sono state in grado di poter creare: acido glicolico, collagene, allantoina, elastina, proteine e vitamine; un mix che garantisce una naturale esfoliazione della pelle, con successiva azione rigenerante. Le ditte assicurano che la raccolta della secrezione delle lumache si effettua in modo “del tutto passivo”, senza recare alcun disturbo all’animale. Se anche fosse, cosa che dubito fortemente, come si spiega il fatto che ad oggi esistono una miriade di allevamenti di lumache finalizzati all’industria cosmetica? Come se la passino lì dentro dovremmo chiederlo alle dirette interessate, o no?
– Le Biostimoline sono sostanze prodotte dal nostro corpo in particolari condizioni di stress, si è scoperto come siano in grado di accelerare i processi vitali di riepitelizzazione della pelle: cicatrizzazione, ricambio cellulare. Se le fitostimoline derivano dal mondo vegetale, le biostimoline provengono da quello animale, ed eccoci al lato oscuro della nostra storia.
Prodotti di origine marina. Gli spermaceti sono sostanze impiegate in cosmetica ed estratte dal cranio del capodoglio. Lo squalene veniva estratto, non solo dallo squalo, ma anche dall’olio di fegato di merluzzo e dalla balena. Oggi, lo squalene è ricavato per lo più da fonti vegetali, per esempio dall’olio di oliva. La chitina viene estratta dall’esoscheletro dei crostacei ed è la base di partenza del chitosano, un derivato solubile impiegato per le sue proprietà cicatrizzanti e lenitive e spesso inserito nelle lozioni per capelli. Uova di storione, di salmone, collagene marino estratto da una moltitudine di pesci, hanno trovato largo impiego nella cosmetica francese, meno in quella italiana per la quale vengono maggiormente impiegati collagene suino e bovino. Il noto olio di tartaruga è, in verità, ricavato dalla testuggine marina, impiegato per la produzione di creme antirughe. Infine, lo smalto per unghie sfrutta le scaglie di pesce per conferire quel tono di lucentezza che tanto piace alle signore di tutto il mondo.
– L’olio di visone viene estratto dallo strato di grasso isolante situato sotto la pelle dei visoni. Da sempre impiegato per realizzare creme per calzature ma anche cosmetici idratanti e creme solari, grazie alle sue proprietà di stabilizzazione ossidativa. E’ probabile che i cacciatori siano stati i primi a farne largo impiego, una volta scoperta la sua capacità di proteggere la pelle. Tradizionalmente viene estratto dopo che i visoni sono stati abbattuti per ottenere la pelle (a dimostrazione, ancora una volta, di come mercato della pelliccia e cosmetica siano cinicamente collegati). Ci sono, però, alcune aziende cosmetiche, fuori dall’Europa, che estraggono piccole quantità di olio dai visoni vivi, inserendo un ago nell’addome, la zona in cui lo strato di grasso si presenta più spesso. Dal 1994 ne è stato sconsigliato l’utilizzo per motivi etici; ma non è difficile rintracciarlo in molte creme solari con la denominazione: inci mustela.
– L’olio di emu grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, antibatteriche e cicatrizzanti conosce in campo cosmetico una lunga tradizione. Essendo ipoallergenico ed avendo struttura simile all’olio ‘ipoteticamente’ ottenibile dalla pelle umana viene impiegato come idratante non comedogenico (non ostruisce i pori) e come antirughe. L’emu è un uccello selvatico di grandi dimensioni, simile allo struzzo, indigeno dell’Australia e attualmente allevato in Australia, ma anche in Canada, Europa, Usa. Incapace di volare, arriva a pesare 45 chili circa, di cui 10 chili solo di grasso. Quel grasso accumulato durante la stagione estiva da cui si ricava il preziosissimo olio che gli aborigeni australiani si massaggiavano sulla pelle per curarla e cicatrizzarla. Solitamente gli emu vengono allevati per la loro carne, considerata molto proteica e povera di colesterolo, ma secondo il principio che in economia fa da traino “minor spesa, massima resa si è trovato il sistema di poter estrarre grandi quantità di olio dal loro grasso che si trova principalmente sul dorso, separato dalla carne da un leggero strato di tessuto. Una volta prelevato viene immediatamente congelato a -20 gradi centigradi; dopo aver verificato l’assenza di materiale nocivo, viene riscaldato e sciolto alla giusta temperatura per mantenere intatte le sostanze antiossidanti. Infine, viene sterilizzato ad una temperatura mai superiore ai 30° F, in assenza di ossigeno, luce e sostanze reattive. Il Western Australia è stata la prima ditta che nel 1988 ha sviluppato l’industria di olio di Emu. Oggi, il Dr. Des Williams di Perth è l’esponente più accreditato con le maggiori possibilità di espansione nei vicini mercati di Asia e Cina.
– L’olio di tartaruga si ottiene dal tessuto muscolare delle tartarughe giganti di mare. Contrariamene a quanto accade in Francia, dove ha avuto largo impiego, il collagene marino ha riscosso in Italia una tiepida accoglienza, preferito da quello bovino, più sperimentato e facile da reperire. Tra gli anni ’60 e ’70 un’azienda svizzera ebbe molto successo con una crema antirughe all’olio di tartaruga. Fortunatamente, oggi è caduta in disuso questo barbaro impiego anche a seguito di iniziative etiche ad opera di movimenti animalisti.
– La Cocciniglia è una sostanza dall’alto potere colorante rosso acceso, ricavata dal corpo essiccato di un insetto messicano, il Dactylopius coccus. Miliardi di questi insetti vengono allevati e uccisi per estrarre un colorante rosso carminio utilizzato in cosmesi nella preparazione di fard e rossetti, ed anche in altri impieghi industriali: la preparazione di dessert, bevande alla frutta, salse, di alcuni tipi di latte di soia alla fragola, nell’abbigliamento; per quanto sempre in minor quantità. La cocciniglia passa tutta la vita sulle pale irsute del cactus, proteggendosi dai predatori secernendo una sostanza farinosa simile alla cera. Questo soffice materiale avvolge l’insetto e gli serve da dimora rendendone, però, più facile la localizzazione al tempo della raccolta. Solo le femmine hanno il pigmento rosso, l’acido carminico. Quelle gravide ne contengono la massima concentrazione. Quindi, per ottenere la tinta della migliore qualità, gli operai fanno molta attenzione a raccoglierle poco prima che depongano le uova. Le cocciniglie vengono staccate dalla pianta con un pennello duro o con una lama smussata. Una volta essiccate, pulite e ridotte in polvere, sono trattate con ammoniaca o con una soluzione di carbonato di sodio. La parte solida viene eliminata filtrandola e il liquido che rimane è così purificato.
– La cera d’api detta anche cera alba, è prodotta dall’Apis mellifica. Si tratta di una massa amorfa che risulta plastica quando viene riscaldata. Impiegata nelle emulsioni e nelle creme come emulsionante o negli stick di rossetti e matite. Come il miele, il propoli e la pappa reale sono la risultanza di pratiche ciniche e brutali a discapito della povera ape.
– Il baco da seta (bombix mori) nutrito dalle foglie del gelso, viene impiegato nella cosmesi più pregiata. Nelle fabbriche giapponesi in cui si produceva la seta, si notò fin dalla fine dell’800, che le lavoratrici avevano la pelle delle mani morbida e vellutata, nonostante il duro lavoro le obbligasse a mantenerle immerse in acqua per la maggior parte del tempo. La spiegazione di questo fenomeno risiede nella  sericina, rilasciata in acqua dai bozzoli dei bachi da seta. Si tratta di una proteina secreta dalle ghiandole del baco che funge da collante per le fibre di fibroina (la proteina della seta) nella struttura del baco. La sericina può essere inclusa in creme, gel, emulsioni e schiume ed ha diverse applicazioni sia in campo cosmetico che medico. Per la produzione di questa proteina sono state sviluppate industrialmente diverse varietà di baco da seta, come la ‘Sericin Hope’ un baco che produce bozzoli interamente composti di sericina vergine senza la fibroina della seta.

Un rossetto BWC, Beauty Without Cruelty, linea cosmetica non testata e vegan.

Un rossetto BWC, Beauty Without Cruelty, linea cosmetica non testata e vegan.

Libera Tutti rimanda ai due seguenti siti:

Le foto inserite sono state gentilmente concesse da Teresa Giulietti eccetto il frontespizio del libro Bellezza Etica, etica della bellezza preso dal sito web della Casa Editrice Edizioni Cosmopolis e l’immagine del rossetto BWC preso dal sito dell’omonima casa produttrice.

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Una risposta

  1. Paola ha detto:

    Ottimo articolo, complimenti! Davvero molto interessante, grazie! :)

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