Edizioni Cosmopolis, libri per aprire gli occhi e il cuore.
Viviana Ribezzo e Monica Bertacin sono le due appassionate ideatrici e fondatrici del progetto Edizioni Cosmopolis.
Una piccola casa editrice con sede a Torino nata alla fine degli anni ’90 che si occupa, in particolare, di tematiche legate ai diritti di tutti gli animali non umani.
Le ringraziamo per averci permesso l’opportunità di conoscere meglio loro e il loro prezioso lavoro.
Iniziamo questa intervista con una domanda quasi ovvia: perché una scelta di questo tipo? Quali sono state le motivazioni che vi hanno portato prima a pensare e poi a realizzare la vostra casa editrice?
Sicuramente oggi appare meno evidente perché, per fortuna, il dibattito sui diritti animali è un argomento di cui si discute non solo tra addetti ai lavori. Spesso a sproposito ma se ne parla anche in televisione e internet ha ampliato in modo esponenziale la visibilità di certi temi quali la vivisezione, il maltrattamento, le sofferenze negli allevamenti intensivi. Tutto ciò solo 15/16 anni fa era impensabile. Il muro di silenzio che copriva questi orrori era più spesso e impenetrabile e i libri, insieme alle manifestazioni e ai tavoli informativi sembravano gli unici strumenti per diffondere consapevolezza.
A muoverci, all’epoca, è stata appunto la sensazione di dover fare qualcosa per stimolare il dibattito. C’è così tanto da fare per migliorare le condizioni degli animali che ciascuno di noi ha solo l’imbarazzo della scelta. Noi abbiamo scelto di far qualcosa attraverso i libri e l’impegno personale.
Una breve nota sul nome. :) Perché proprio Cosmopolis?
Un po’ per scelta, un po’ per caso… ci è sembrato descrittivo della Polis che avevamo in mente, aperta a tutti, ma davvero tutti, animali compresi.
Come avete iniziato? Percepivate scetticismo e ostracismo per la vostra iniziativa oppure avete avuto immediati riscontri positivi (da parte degli scrittori, del pubblico e dei colleghi)? Ricordiamolo: si parla di più di 15 anni fa!
Ostracismo no, magari un po’ di scetticismo, ma siamo partite alla grande con un testo come Teologia animale di Andrew Linzey, un testo fondamentale per chi cerca di mettere insieme la propria fede in un Dio buono e giusto e il modo in cui trattiamo gli animali. Incontriamo ancora oggi persone che ci ringraziano per aver tradotto e pubblicato un libro come quello. Diciamo che è stato un buon biglietto da visita e ha aperto la strada ad altri autori e libri importanti.
All’epoca qual era il panorama – con esclusivo riferimento all’intera editoria italiana e non – dell’attivismo a favore di tutti animali non umani?
La letteratura anglosassone ci ha preceduto. Peter Singer, Tom Regan, Stanley Godlovitch fin dai primi anni ’70 hanno scritto saggi sul tema e hanno contribuito a dare dignità accademica alla questione dei diritti animali. In Italia “Liberazione Animale” appare nel 1975, nel 1978 viene pubblicato dal Gruppo Abele “Diritti animali, obblighi umani” il primo libro che io (Viviana) abbia mai letto sui diritti animali e che mi ha aperto gli occhi e il cuore. Leggendo quel libro a 19 anni ho capito che non ero del tutto matta, io che non volevo mangiare animali e che aprivo la finestra per far uscire una mosca invece di schiacciarla.
Farà sorridere oggi, ma allora quel libro fu lo scoglio a cui aggrapparsi nel mare di indifferenza generalizzata, per molti fu il segnale che non eravamo soli. Per me fu la chiamata “alle armi”. Nell’86 venne pubblicato un primo saggio italiano di Luisella Battaglia dal titolo “La questione dei diritti animali”. Nel 1990 uscì il saggio “I diritti animali” di Tom Regan edito da Garzanti e… lo “spettro dell’animalismo” cominciò ad aggirarsi per l’Europa…
Adesso qualcosa è cambiato oppure tutto evolve ancora troppo lentamente?
Qualcosa è cambiato, indiscutibilmente.
La parola “animalista” è entrata nel lessico comune, i vegetariani sono stati sorpassati nel politically correct dai vegani e le battaglie contro la vivisezione suscitano simpatia anche tra i non militanti, tanto da spingere le lobbies farmaceutiche a ingaggiare professoroni e uffici stampa di tutto rispetto per far fronte alle obiezioni degli antivivisezionisti. Un buon segno, anche se non è ancora il momento di compiacersi. Ma per quanto le cose siano cambiate, davanti all’inferno in terra che abbiamo costruito per gli animali tutto è ancora spaventosamente, disperantemente lento.
Tutte le vostre opere hanno uguale importanza. Emotivamente, però, siete legate a qualcuna in particolare?
Più che alle opere siamo emotivamente legate agli autori. Con tutti, di fatto, si è creato un rapporto di stima e amicizia che va ben oltre il lavoro in sé. La condivisione di grandi ideali e la sensazione di lavorare ad una causa giusta e più grande di noi ha cementato con tutti un rapporto personale profondo.
Ma se dobbiamo citare un libro, io (Monica) citerei la “Guida ai prodotti non testati su animali” di Antonella de Paola, non solo perché è stato un grande successo editoriale con circa 5000 copie vendute ma anche perché è stato un libro di animalismo pratico, diretto, che metteva le persone in condizione di fare una scelta di campo, semplice ma molto significativa. Siamo certe che quel libro sia finito in mano a tantissima gente che non aveva mai sentito parlare di sperimentazione cosmetica o industriale e che in quel momento ha realizzato quale orrore si celava dietro un rossetto o una crema antirughe.
Com’è cambiata Cosmopolis nel tempo? E questa evoluzione è strettamente legata anche alla vostra sempre maggiore conoscenza e consapevolezza del mondo dei diritti degli animali non umani?
Cosmopolis è cambiata soprattutto nella grafica, nel tentativo di entrare in libreria, di colpire il lettore qualunque e non per forza l’animalista. Per quello che riguarda noi, ovviamente siamo cresciute perché ogni libro, ogni incontro è stato un mondo che si apriva. Conoscere di persona Tom Regan o Chris DeRose è stato emozionante e motivante. Poi abbiamo continuato a fare volontariato, sempre in modo trasversale rispetto alle associazioni, cercando di unire le forze ogni volta che sembrava possibile… e purtroppo non capita così spesso.
Quanto e come il cambiamento della tecnologia ha modificato praticamente il modo di creare libri? È facilmente immaginabile che 10 – 15 anni fa si lavorasse in modo differente rispetto ad adesso!
Per quanto riguarda il cartaceo si lavora più o meno in modo simile a 15 anni fa: computer e programmi di impaginazione, i processi di stampa sono invece cambiati, è tutto più agile e rapido. Naturalmente è ancora tutto in movimento, stampa digitale, e-book e molto altro ancora.
Avete molte richieste e candidature per pubblicare con voi e quale procedura scegliete per selezionare gli autori? L’essere una casa editrice ancora poco conosciuta vi permette di avere maggiore libertà nella scelta di chi far entrare nella vostra squadra?
La libertà di scelta dipende dal fatto di non aver mai chiesto denaro agli autori e di essere indipendenti da finanziamenti esterni. Certo, è anche un grosso limite: non puoi pubblicare tutto ciò che vorresti perché purtroppo le risorse sono limitate ma avercela fatta fin qui solo con le nostre forze e con parecchi sacrifici personali ci rende abbastanza orgogliose. Scegliere un libro comunque è sempre molto difficile. Riceviamo tantissime proposte, spesso anche interessanti, il problema è sempre lo stesso, trovare le risorse e immaginare quel titolo in libreria: funzionerà? Arriverà al lettore? Sono domande alle quali non sempre sappiamo rispondere. Si va anche un po’ per tentativi e per istinto.
Non solo scrittori italiani ma anche stranieri. Come siete entrate in contatto con Frank Ascione, Tessa Dalley, Chris DeRose, Andrew Linzey, Tom Regan e tutti gli altri? Potete raccontarci qualche aneddoto che li riguarda?
Naturalmente ogni incontro ha una sua storia, forse però tutti hanno in comune la fortuna. Il libro di Andrew Linzey ci fu suggerito da un amico di ritorno da Londra, quello di Frank Ascione ci fu inviato in lingua originale da Camilla Pagani, ricercatrice del CNR, che si occupava della violenza domestica e del nesso con la violenza su animali.
Chris DeRose invece lo scoprimmo su un tavolo informativo dell’associazione Oltre la Specie durante un convegno.
Un aneddoto divertente riguarda proprio lui. Quando venne in Italia a promuovere il libro in una serie di conferenze, naturalmente venne anche a Torino. All’epoca avevamo una piccola Smart sulla quale erano state applicate delle scritte, tipo pubblicitarie, solo che in realtà si trattava di frasi celebri tipo quella di Linda Mc Cartney “Se i mattatoi avessero le pareti di vetro, tutti sarebbero vegetariani” e altre simili, in più il logo di Cosmopolis.
Bene, la cosa piacque così tanto a Chris che volle salire e farsi fotografare nella Smart, ma non riuscì quasi ad entrarci: alto uno e novanta, abituato alle auto americane, rimase convinto che quella non fosse una macchina vera!
In questi anni avete creato una sorta di legame emotivo con il vostro pubblico? Vi siete formate un’idea di chi sia il vostro lettore?
Sicuramente una buona parte dei lettori sono persone già sensibili e attente a questi temi, ma noi speriamo tantissimo che il nostro pubblico sia più vasto, altrimenti davvero la nostra fatica perderebbe significato. Speriamo ci sia una buona parte di pubblico che ha voglia di informarsi, di capire per poi fare magari un passo in una nuova direzione aprendo la mente a una visione diversa del nostro rapporto con gli altri animali.
Il vostro catalogo prevede diverse collane. Potete descriverle spiegandoci perché avete scelto ogni specifica denominazione e come le avete pensate e realizzate?
Brevemente: la collana Animalismo contiene libri di saggistica sui diritti animali in senso lato, Equi_libri allarga il discorso anche all’ambiente o alla salute e Minotauro vuole essere un contenitore per temi sui quali il dibattito è aperto e le posizioni ancora distanti, non a caso il primo testo pubblicato è stato “Teologia Animale”, tra religione e diritti animali c’è ancora tantissimo da dire. Un discorso a parte va fatto per Anime noir nella quale abbiamo pubblicato brevi racconti a sfondo giallo/noir in cui il tema dei diritti animali è ben presente ma cerca di raggiungere un pubblico che mai comprerebbe un saggio filosofico sul tema. Un piccolo trucco, insomma, per raggiungere i lettori amanti di un altro genere letterario…
Non solo, genericamente, libri sui diritti spesso negati degli animali non umani ma anche sulle Artiterapie. Quindi musica-terapia, arte-terapia, danza-terapia, poesia-terapia. In che cosa consiste e quale scopo (e forse ambizione) ha la collana AR-TÉ curata da Gerardo Manarolo?
La collana dedicata alle artiterapie è in effetti ambiziosa, nel senso che vuole offrire una panoramica il più possibile ricca ed esaustiva del mondo delle terapie che utilizzano, musica, arte, foto, danza o teatro per arrivare dove le parole o la psicoterapia tradizionale non possono arrivare. La musica ad esempio, arriva a toccare corde ed emozioni che nessun discorso potrebbe evocare. Un caso l’incontro con il dottor Manarolo, una scelta quella di avviare con lui un progetto di questo tipo, molto vicino all’idea di una medicina olistica, non invasiva e non testata su animali.
Tasto dolente relativo alla distribuzione in Italia. Ci spiegate, prima, come funziona e come arrivano i libri nelle librerie indipendenti o nella grande distribuzione (catene di librerie, supermercati, centri commerciali etc)?
Come arrivino i libri nei centri commerciali è bel mistero anche per noi… in realtà non è poi così misterioso: le case editrici sono sempre le stesse e sempre di grandi dimensioni.
I ritmi e la scontistica richiesta è improponibile per realtà come la nostra. Nelle catene di librerie (Feltrinelli per intenderci) invece ci siamo, anche se in modo frammentato, in alcune regioni i nostri libri sono distribuiti piuttosto bene, in altre lavoriamo con librerie fiduciarie e per fortuna con molte associazioni animaliste. Uno strumento abbastanza efficace è la diffusione tramite web, non solo tramite il nostro sito ma anche Internet Book Shop e altri siti di vendita on-line che hanno preso sempre più piede.
Come riesce Cosmopolis a muoversi in questo mercato? Come può una piccola casa editrice risultare appetibile per chi vende libri?
Diciamo che dato il momento di crisi e la rivoluzione in atto nel mondo dell’editoria anche i piccoli sono diventati più interessanti per i librai. Intendiamo dire che se fino a qualche anno fa, davanti a una richiesta del lettore in libreria, raramente il libraio si prendeva il disturbo di contattare l’editore per fargli avere il testo richiesto, oggi un po’ la crisi e il calo delle vendite, un po’ il fatto che molti si stanno orientando all’acquisto di e-book e formati digitali, hanno reso la vendita anche del singolo libro importante nell’economia della piccola libreria. I librai sono ormai una specie in via di estinzione, guerrieri della cultura in trincea.
Sarebbe necessaria una politica ad hoc per aiutare queste piccole imprese culturali. Ma sembra che a oggi non interessi a nessuno la loro sorte..
I vostri libri sono pubblicati anche nei molti formati e-book? Pensate che sia il naturale percorso dell’editoria non solo nazionale oppure sarà semplicemente uno dei tanti canali di distribuzione e di fruizione?
Probabilmente l’e-book è la naturale evoluzione del libro. Negli Stati Uniti hanno ormai superato la metà delle vendite totali di libri e il cartaceo ha iniziato ad essere una seconda scelta, per nostalgici, forse.
Tuttavia noi speriamo che possano coesistere perché il libro è anche un’esperienza sensoriale, l’odore della carta, la consistenza, il suo peso che già dice qualcosa di lui… e poi la sensazione di qualcosa che ha una vita, prima nuovo, poi cambia aspetto dopo essere stato sfogliato, letto, amato.
E una casa senza libri? Quanto dicono del padrone di casa, della sua sensibilità, delle sue passioni, i libri esposti nella sua libreria?
Partecipate ad eventi organizzando incontri, readings e simili momenti di condivisione? Pensate sia un buon sistema per far conoscere il catalogo e gli autori di Cosmopolis?
Partecipiamo a diverse fiere librarie e ad eventi dedicati al tema dei diritti animali che abbiamo anche contribuito a realizzare. Qualche presentazione ogni tanto ma in realtà essendo in due, passiamo molto più tempo a “confezionare i libri” che a promuoverli. E questo è sicuramente un altro limite…
Avete in cantiere progetti o iniziative per il futuro?
Progetti tanti, idee moltissime. Ma in questo momento siamo concentrate sulla nascita del nuovo “bambino” di casa. Si tratta di un libro intitolato “La salute di Eva” che affronta in modo originale il nesso tra alimentazione e malattia. E’ un libro documentatissimo che ha richiesto all’Autrice (che ha già pubblicato con noi “La Dieta di Eva” e “Le tentazioni di Eva”) anni di lavoro e la raccolta di dati ricerche mediche condotte in tutto il mondo e a noi mesi di lavoro tra impaginazione e correzione.
Il linguaggio è semplice e adatto a tutti ma i risultati sono davvero sconvolgenti: le nostre abitudini alimentari ci stanno facendo ammalare in età sempre più giovane e in modo sempre più cronico, oltre ovviamente a uccidere milioni di esseri senzienti e a devastare il pianeta. Le industrie, alimentare e farmaceutica, hanno costruito un sodalizio davvero inquietante se si pensa che cancro, artrosi, acne, diabete, emicranie, infarti, osteoporosi e molte altre malattie sono diffuse in modo assolutamente preponderante nei paesi nei quali il consumo carne e di proteine animali in genere è diventato quotidiano.
Nel vostro sito affermate che: “… Come tutte le piccole realtà editoriali dobbiamo affrontare quotidianamente grandi difficoltà. La cultura, in Italia, è in mano a pochi gruppi editoriali che rappresentano un vero e proprio monopolio, in termini economici, di distribuzione e di visibilità mediatica. Nonostante tutto, o forse proprio per questo, crediamo ci sia bisogno di un’editoria indipendente…”. Perché è così difficile essere veramente indipendenti?
Purtroppo non è una storia solo italiana. A livello mondiale la sopravvivenza dell’industria editoriale è strettamente legata ad un processo di concentrazione e di integrazione fra i vari media. Anche in Italia abbiamo casi piuttosto noti in cui editoria, giornali, televisioni vengono controllate da quello che si può definire un unico marchio. Le case editrici per sopravvivere alla concorrenza, per superare la crisi, si coalizzano o si fondono creando veri e propri colossi. In questo modo aumentano la loro visibilità, distribuzione, politica economica.
A questo processo di concentrazione in poche mani si contrappone il tentativo di mantenere viva una biodiversità culturale attraverso una frammentazione di marchi indipendenti che cerca di resistere all’omologazione.
Un modo è certamente quello di scegliere una nicchia di mercato e cercare di rappresentarla al meglio, di offrire una panoramica di titoli, temi e autori che la esprimano pienamente. Facendo i conti con le difficoltà e i costi della distribuzione, della visibilità sui mezzi di informazione, e via dicendo.
Cosmopolis ha scelto queste due piccole ma significative nicchie e cerca di portarle al grande pubblico usando tutti i mezzi alla sua portata. Compresa una bella intervista come questa :)
Cosmopolis esiste da più di 15 anni. Potete fare un consuntivo e una sintesi della vostra avventura? Siete soddisfatte di quanto avete realizzato?
Come abbiamo detto prima c’è ancora tantissimo da fare e noi cercheremo di fare la nostra parte. Far crescere una cultura antispecista o comunque regalare qualche dubbio a chi ancora guarda la questione dei diritti animali come una questione secondaria o snob o addirittura reazionaria restano i nostri obiettivi.
Ancora lontani, ma un po’ più vicini di 16 anni fa…
Puoi scaricare, condividere e stampare il testo di questa intervista in formato .pdf
Note e crediti:
Puoi consultare tutto il materiale pubblicato dalla casa editrice Cosmopolis collegandoti al sito web oppure alla Pagina Facebook.
Per acquistare online i libri della casa editrice puoi utilizzare l’apposita sezione presente sul sito.
Si ringraziano Viviana Ribezzo e Monica Bertacin per aver dedicato parte del loro tempo alla realizzazione di questa intervista e per aver concesso l’autorizzazione all’utilizzo delle immagini.