PorciKomodi e altri animali
Siamo davvero lieti di poter continuare le nostre interviste proponendo questa lunga chiacchierata con i responsabili di Vita da Cani, meritoria associazione che tutela i diritti degli animali non umani.
Grazie davvero!
Ci spiegate, per iniziare, il motivo per il quale avete scelto il nome Vita da Cani – Associazione a Tutela dei diritti animali? Riprende forse e in parte il titolo dell’omonimo film del 1950 di Monicelli e Steno? :)
Potrebbe sembrare ma non è così :) Richiamavamo l’espressione colloquiale senza alcuna pretesa.
Sul vostro sito web si legge che oltre a “… promuovere la cultura vegan…” la vostra Associazione “… ritiene prioritaria una serie di interventi che mirano alla formazione di una mentalità diversa, in grado di concepire in modo nuovo il rapporto con l’animale e l’ambiente nel suo complesso…”. Pensate di essere riusciti, anche solo in parte, a raggiungere questi obiettivi oppure la strada da percorrere è ancora molto lunga?
La strada da percorrere è infinita.
Ovviamente siamo ancora in cammino, anzi siamo solo all’inizio, anche se è passato già diverso tempo.
Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un cambiamento culturale, di mentalità.
Pensate alla lotta alla vivisezione, a cosa è accaduto con la campagna contro Green Hill del Coordinamento Fermare Gree Hill di cui molti di noi fanno parte. Migliaia di persone hanno partecipato, si sono informate, sono scese in piazza, ci hanno seguito. I media sono stati coinvolti e abbiamo portato la vivisezione e l’orrore di Green Hill e dei laboratori servendolo a tavola, a pranzo e a cena, attraverso i telegiornali, entrando nelle case di tutti gli italiani.
Anni fa, questo, sarebbe stato impensabile.
Bisogna abbattere il muro del silenzio, farlo crollare, un pezzetto alla volta. Nello stesso modo anche per tutti gli altri luoghi di tortura.
Gli allevamenti intensivi, quegli orribili luoghi senza tempo e spazio, ma solo pieni di infinito dolore e angoscia. I macelli, gli allevamenti di animali da pelliccia.
Le atrocità e gli abomini dietro i circhi e gli zoo.
La gente deve sapere.
Gestite due strutture: il Parco a Magnago (Milano) e Arese (Milano) e il Santuario, sempre a Magnago.
Cominciamo dal primo. Lo descrivete come “… una città a misura di cane, un luogo in cui animali e persone si incontrano e condividono uno spazio in armonia…”.
Come siete riusciti a creare uno spazio di questo tipo?
Con tanta fatica e sacrifici, giorno dopo giorno.
Sicuramente è importante la qualità e certe caratteristiche della struttura, ma ancor più lo è la modalità di gestione della stessa.
Anche nel contenitore più obsoleto e meno attraente si può realizzare una piccola oasi senza sofferenza e con un’ottima qualità di vita per gli ospiti. La vera differenza la fanno le persone che credono in un progetto e si ispirano a principi antispecisti basati sul rispetto di tutti gli esseri viventi e contro lo sfruttamento.
Il Santuario invece è affiancato da un piccolo Punjarpol ed entrambi sono stati pensati quali “… rifugi o oasi per animali di solito considerati “reietti” dal comune pensare, meno meritevoli degli animali da compagnia quali cani e gatti…”.
Quindi maiali, pecore, capre, mucche, galline, galli, papere, conigli… insomma animali che non contano nulla nella società attuale perché sono considerati unicamente da reddito. Come vivono all’interno dei vostri spazi?
Da noi c’è un’economia al contrario.
Ovvero gli umani lavorano per gli animali non umani, al contrario di quanto è sempre loro accaduto. Del sudore, della fatica e del sangue da loro versato nei secoli di domesticazione e sfruttamento.
Da noi gli animali sono animali da debito, animali e basta.
Per quanto è loro e a noi concesso, vivono liberi, in branco o in gruppi e stanno in pace.
Si riposano, annusano, sgrufolano, passeggiano, corrono, dormono, guardano il cielo, stanno comodi.
Da qui il nome del nostro progetto a loro dedicato: Porcikomodi.
Le persone (adulti e bambini) che li vengono a conoscere come si rapportano con essi? Per tanti, forse per la prima volta, è l’occasione di vederli e considerarli come sono in realtà e non come cibo…
Da noi il posto è un po’ selvaggio, chi viene, cammina nel fango, sui sassi, al limitare delle pozze dei maiali e deve seguire la visita guidata per non disturbare gli animali e in particolare Tofu, il toro, che non apprezza troppo i visitatori :)
A chi viene raccontiamo la loro storia, spieghiamo da cosa sono stati salvati, cosa sarebbe loro accaduto, mostriamo i loro occhi, la loro giornata.
Gli animali ospiti del santuario diventano testimoni e ambasciatori della loro specie.
Con il loro esempio e contatto diretto, mansueti e tranquilli, ci mostrano e raccontano nel modo più eloquente possibile la loro vita come dovrebbe essere e quasi mai è.
Adulti e bambini sgranano gli occhi, si commuovono, ritornano bambini sull’isola che non c’è, in un’epoca in cui ancora la magia degli animali che ci camminavano vicini era cosa quotidiana.
Ovviamente non solo Santuario, Punjarpol, Parco ma anche tanti altri progetti. Parliamo di ognuno di essi cominciando con la Valle dei Goblin che si occupa di animali disabili e malati. Quindi fisioterapia, agopuntura, riabilitazione motoria. Che altro?
Il punto fondamentale è assai più elementare. La disabilità e la malattia, purtroppo, fanno parte della vita di tutti, anche degli animali non umani. Occorre accettarle, non occultarle, eliminando il problema e gli animali disabili, quando non sono più nel pieno vigore delle forze e dell’età. Generalmente, purtroppo, questo accade loro.
Nel momento in cui capita loro qualcosa, una malattia invalidante, un incidente, proprio nel momento in cui avrebbero bisogno di maggiore conforto, aiuto e supporto, le loro famiglie girano la testa e voltano loro le spalle.
Credono che la soluzione sia l’eutanasia. Pensano che non sia una vita accettabile, dignitosa o felice..
Non sanno quanto sbagliano.
Gli animali disabili invece vanno accuditi e noi insegniamo questo alle persone. Ad affrontare i problemi di tutti i giorni, a recuperare carrellini o altri attrezzi utili.
Diamo consigli e aiuto.
Accogliamo solo quelli che non possono essere più gestiti in famiglia.
Una citazione presente sul sito è particolarmente efficace. Gli animali non umani non si pongono problemi sociali e non hanno complessi o particolari depressioni. Vivono (se è loro consentito). E’ la regola per tutti?
In generale sì.
Difficilmente un cane disabile si pone problemi particolari, una volta che viene messo in condizioni di vivere una vita dignitosa. Gli animali, di norma, cercano di risolvere i problemi e di semplificare.
Non si arrovellano, hanno una straordinaria energia, capacità di adattamento e non si autocompiangono.
Il Progetto Cerbero, invece, si occupa del recupero di animali pericolosi ed anche ex combattenti. Per raggiungere questo risultato quali tecniche utilizzate e quale preparazione è necessaria per rapportarsi con soggetti così particolari? Tutti i cani riescono ad essere recuperati oppure non sempre si ottiene il risultato sperato?
Per noi nessun cane è irrecuperabile. E’ solo una questione di tempo.
A molti riusciamo a risolvere i problemi in tempi brevi, altre volte è più complesso e sembra di non poter mai arrivare alla fine.
Ma è un errore di punto di vista.
Non bisogna avere fretta, lo abbiamo imparato dai cani che sembrava impossibile gestire e loro piano piano ce l’hanno permesso e ci hanno mostrato la via. Per alcuni la casa arriva presto, per altri il rifugio diventa la loro casa, in attesa della famiglia o della persona giusta. I cani “cerbero” non vengono proposti ovviamente a chiunque.
Il protocollo per l’adozione è differente. Solo famiglie senza figli e con contesti particolari vengono valutate per l’adozione di alcuni dei nostri cani difficili.
Il personale viene formato per una corretta gestione degli animali in rifugio. Siamo seguiti dalla nostra etologa che imposta il lavoro quotidiano degli operatori con i cani e verifica il raggiungimento degli obiettivi. Abbiamo un osservatorio comportamentale aperto anche al pubblico. Aiutiamo chi ha problemi di gestione dei propri cani. Siamo specializzati nei cani morsicatori e nelle dinamiche di branco.
Per la gestione dei cani problematici in rifugio, ci sono momenti di confronto e approfondimenti sui singoli casi e sulle metodologie. Lavoriamo sulla fiducia e sulla relazione, niente rinforzi postivi con cibo o premietti.
I cani sono intelligenti, non delle macchine, cerchiamo un approccio cognitivo, stimoliamo il rapporto e cerchiamo di trovare la via e la chiave giusta di lettura.
Ogni caso è a sé.
Occorre rimettersi in gioco ogni volta ripartendo da zero con tanta pazienza e attenzione. Non possiamo sbagliare e per questo facciamo con calma. Ogni errore, oltre che far male a noi, porta il cane indietro.
Il primo obiettivo della riabilitazione è rendere il cane gestibile in struttura; poi si pensa al resto e al dopo. Qualunque cane da noi, anche il più pericoloso, ha la possibilità di uscire, correre, giocare almeno due volte al giorno, fin dal primo giorno. In fase iniziale lasciamo in pace i cani in un reparto così detto di ambientamento. Nessuna terapia, ma solo tranquillità perché devono capire dove si trovano e che non accadrà loro nulla di brutto.
Bisogna instaurare la fiducia. Gettarne le fondamenta. Poi se queste vengono bene, costruiremo un muro solido
Infatti, dopo poco, accade la magia e i cani ci dicono che è il momento di cominciare.
Il progetto DL4 è forse quello più emotivamente coinvolgente perché ricorda il famigerato test DL50 che viene utilizzato nella sperimentazione animale. Ci potete spiegare in cosa consiste questo test di tossicità e come, invece, avete organizzato il vostro progetto?
Il DL50 non si fa più. O meglio, si è trasformato ed è stato in qualche modo camuffato.
Ora c’è il Maximum Tolerated Dose. Che è, tanto quanto, un orrore.
Il DL50 consisteva nell’individuare la dose di sostanza capace di uccidere il 50 per cento dei soggetti del campione testato. Ovvero su 50 cani 25, su 100 topi 50, e così via.
Gli animali morivano sostanzialmente avvelenati, quindi in un modo terribile, soffocati, con crisi convulsive, respiratorie.
Nel 1998 abbiamo ritirato i primi 4 beagle dal laboratorio di una farmaceutica milanese. Per questo abbiamo chiamato il progetto DL4, perché loro erano DL1, 2, 3 4.
Dl4 è rimasto con noi, è diventato mascotte e testimonial del progetto. La sua storia ha fatto vedere a tutti come vengono ridotti gli animali per diventare delle buone cavie da laboratorio, dei modelli per l’uomo.
Questi cani, quelli liberati dai laboratori, allevati prima da Morini, poi da Green Hill, sono animali che non conoscono nulla del mondo esterno, la luce e il buio sono interruttori che si accendono e si spengono, la temperatura è costante, mai una brezza, del vento tra il pelo, gocce di pioggia o la neve.
Mai.
Non conoscono nulla se non le superfici lisce e asettiche dei box, dove si scivola, non sanno camminare sull’erba, nel fango, sulla terra. Noi insegniamo tutto questo a loro e restituiamo loro, un pezzo alla volta, il mondo che è stato loro precluso. Glielo facciamo sperimentare piano piano, glielo facciamo annusare, assaggiare.
La riabilitazione è lenta, ma ha commoventi, confortanti risultati. Rimarranno cani molto sensibili e paurosi, ma avranno una vita libera.
Dal 1998 ad oggi Vitadacani ha ritirato dai laboratori prima o dopo l’utilizzo, o dagli stabilimenti fornitori, oltre un migliaio di cani beagle da laboratorio, salvandoli da morte certa. Ciò accade a termine di lunghe ed estenuanti trattative coi laboratori che utilizzano animali chiedendo in affido gli stessi.
A volte ciò accade; il più delle volte, invece, gli sperimentatori non permettono l’uscita e la salvezza dei cani. Non vogliono far vedere come sono ridotti, soprattutto dal punto di vista psicologico e comportamentale. Per cui preferiscono sopprimerli. La gente proverebbe troppo empatia per loro, ostacolandone lavoro e reputazione. La violenza in questi animali è insita già nella stessa modalità di allevamento.
Vengono cresciuti non per essere individui autonomi, ma, come gli sperimentatori spesso li definiscono, oggetti viventi. Sembrano povere cose a cui abbiano rapito l’anima e le emozioni. Sembrano lontani, sospesi in un altrove, dove credo che, per loro fortuna abbiano imparato a rifugiarsi, per sentire meno male.
I ritiri più ingenti e il lavoro più importante è stato fatto per la chiusura dell’allevamento Morini di San Polo d’Enza, allora leader del mercato di animali da laboratorio, e per il conseguente ritiro, dopo la chiusura, degli ultimi 284 cani, e 800 roditori là imprigionati, nel 2010. Nonché il lavoro a partire dal 2008 sull’altro imponente allevamento, ormai noto a tutti, Green Hill, per la cui chiusura abbiamo lavorato come Vitadacani e Coordinamento Fermare Greenhill fino alla liberazione dei cani. Nell’ambito dello svuotamento di quel lager, ci siamo occupati di sistemare oltre 540 cani.
Vitadatopi, come spiega chiaramente il nome, è dedicato a tutti quegli animali che – pur non avendo mai fatto nulla di male a nessuno – non contano nulla e non hanno diritto di vivere: i topi. Da dove provengono, come si sviluppa questo vostro progetto e quali attenzioni deve avere una persona che li voglia adottare?
Vitadatopi è il progetto attraverso cui abbiamo salvato dal 1998 migliaia di roditori provenienti dai laboratori e da altre gravi forme di maltrattamento. Li riscattiamo dai laboratori e cerchiamo loro una famiglia.
Si tratta di conigli, topi, ratti, cavie, porcellini d’india, gerbilli.
Sono meravigliosi individui con una curiosità e una vita sociale intensa e ai più sconosciuta.
Il progetto Le Bambine, invece, vi vede impegnati nell’adozione e nel mantenimento presso la struttura del Parco Faunistico di Piano dell’Abatino di 12 femmine di Macaca fascicularis. Ci raccontate questa stranissima storia e come è possibile aiutare il Rifugio che che le ospita ormai dal 2010?
Le Bambine sono macachi fasciculari.
Non sappiamo con certezza da dove vengano e da quale paese siano state rapite per finire qui i loro giorni, con tutta probabilità in un laboratorio.
Le abbiamo trovate davanti al cancello. Qualcuno, come spesso accade, le aveva liberate e ha pensato di farle arrivare a noi. Così ci siamo assunti la responsabilità del loro mantenimento presso quella che ci sembra la migliore struttura che ospita scimmie in Italia.
Il Parco Faunistico di Piano dell’Abatino.
E’ un’oasi stupenda, immersa nel verde, selvaggia, dove, quasi le gabbie e le reti non si vedono, si perdono tra gli alberi fitti e le foglie.
Per il loro mantenimento sosteniamo un contributo mensile che non fa loro mancare nulla. Per questo abbiamo bisogno dell’aiuto e del sostegno di tutti.
Facciamo adozioni a distanza dell’intero gruppo, delle singole scimmie, chiediamo a gruppi e onlus di prendersi carico di una mensilità, organizziamo eventi, insomma, cerchiamo mille strade per raggiungere l’obiettivo. I fondi raccolti per le Bambine vengono tutti versati al centro che le accoglie.
Prossimamente organizzeremo campi di volontariato in loco per dare l’opportunità a chi lo desidera di conoscerle da vicino.
S.O.S. Maltrattamenti invece si prefigge di aiutare chi assiste a maltrattamenti di animali e decida di avvisare la Pubblica Autorità competente (Polizia Municipale, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato). Come riuscite a organizzare e gestire questo servizio?
Rispondiamo alle segnalazioni che arrivano telefonicamente e attraverso casella email.
I casi vicini cerchiamo di gestirli direttamente, per quelli in altre regioni, forniamo assistenza e supporto, rivediamo e correggiamo denunce ed esposti, attiviamo le guardie zoofile di zona, segnaliamo a chi di dovere, verifichiamo i regolamenti, insomma, cerchiamo di migliorare la qualità di vita di quegli animali che hanno avuto la fortuna di imbattersi in qualcuno che li ha visti, ne ha visto le condizioni e si è preoccupato per loro.
Anche qui è importante che ognuno faccia la sua parte, non si giri dall’altro lato, perché è più comodo e fa meno male. Chi vede deve intervenire secondo le sue possibilità e attitudini, ma non deve assolutamente abbandonare al proprio destino l’animale la cui storia gli è capitata davanti agli occhi.
Adesso parliamo del progetto Vecan per cani vegani che permette di non utilizzare come alimento il prodotto della macellazione di altri animali. Ci spiegate la filosofia iniziale e quale tipo di alimento è Vecan?
Vecan è un cibo interamente non profit.
Infatti tutto quanto viene donato per ricevere una confezione di vecan è benefit per Vitadacani Onlus e per i nostri progetti e animali.
Ovvero è al di fuori del circuito commerciale, per questo non lo troverete in alcun negozio, ma solo attraverso noi, con una vendita online, e una conseguente spedizione, o presso le nostre strutture o presso amici antispecisti, quali Terranomala e Ippoasi, o attivisti che ci mettono a disposizione un magazzino.
Non deve esserci ricarico.
Quel che uno dona va interamente a sostenere Porcikomodi e gli altri nostri progetti. Vecan è un ottimo mangime, interamente vegetale, no ogm, senza conservanti nocivi per la salute di cani. Chi lo prende aiuta gli animali due volte.
Quelli che non vengono sacrificati per produrlo e i nostri ospiti.
Questi sono i vostri progetti. Ma l’adozione degli ospiti delle vostre strutture è altrettanto importante. Per prima cosa: perché si devono adottare e non acquistare presso uno dei tanti allevamenti sparsi per il nostro Paese?
Gli animali non si comprano né si vendono.
Sono vivi.
Sono individui e come tali non hanno prezzo, non possono essere mercificati.
Possono essere invece adottati e amati. Inoltre, seconda motivazione, pratica e oggettiva, abbiamo i canili pieni di cani randagi.
Il sud del paese è pieno di cani di strada. Gli allevamenti dovrebbero essere chiusi se si pensa realmente di voler risolvere il randagismo. Sterilizzare tutti i cani, altro che farne nascere di nuovi per moda o velleità commerciali.
Come funziona l’adozione presso Vitadacani? Valutate attentamente chi vuole adottarli oppure la scelta è libera e senza alcun controllo iniziale?
Ovviamente vengono fatti più colloqui, un percorso di avvicinamento in modo che il cane non venga consegnato tipo pacco, ma conosca almeno un po’ la famiglia dove andrà a vivere.
Facciamo controlli preaffido e postaffido.
Seguiamo i nostri cani a distanza nel tempo, negli anni. Non vogliamo perderne le tracce, rinunciare a conoscere le loro storie.
Sono infiniti mondi con cui desideriamo mantenere un confronto e un rapporto.
L’adozione di un cane (o di un animale non umano in generale) ne modifica la vita. Bisogna esserne ben consci.Quali consigli fornite a chi vuole far entrare nella propria vita un compagno a quattro zampe?
Di pensarci tanto prima di decidere.
Quando si fa entrare un animale in casa dovrebbe essere per tutta la vita. Non si può pensare di rinunciare a lui perché si cambia casa, marito, città, lavoro. Come non si darebbe via un figlio, così il proprio animale dovrà sempre stare con noi, nella buona e nella cattiva sorte.
Spesso le persone lo dimenticano.
Invece in cosa consiste l’adozione a distanza? Non è limitata unicamente ai cani ma anche a tutti gli altri animali dell’universo Vitadacani, giusto?
L’adozione a distanza prevede un contributo economico che ci permette di mantenere quel singolo e particolare animale, grazie al tuo aiuto.
E’ una sorta di presa di responsabilità, partecipazione alle spese. E’ un aiuto importante.
C’è chi poi decide anche di venire a trovare l’amico a distanza, passare con lui del tempo, dedicargli energia e affetto. Questa prassi la si può seguire anche indipendentemente dall’adozione a distanza, diciamo con una sorta di adozione in loco, ovvero una modalità di volontariato che molti intraprendono che permette ai nostri ospiti di instaurare un rapporto particolare con il volontario che se ne prende cura, lo porta a passeggio, passa con lui del tempo.
Volontariato, 5 x 1000, sottoscrizioni dei soci, acquisto di gadgets, campagna Food Raising sono i tanti metodi per aiutarvi e per sostenere la vostra Associazione. Ci parlate di tutte queste opzioni e ci dite se esistono altri modi per sostenervi fattivamente?
Abbiamo bisogno di fondi e di aiuto concreto.
I soldi, per quanto sia costante la raccolta fondi su progetti, bandi, iscrizioni, eventi benefit, 5 per mille, non bastano mai.
Quando hai un rifugio le spese sono un pozzo senza fondo. Figurati quando ne hai più di uno. Le spese si moltiplicano a dismisura ed è sempre difficoltoso arrivare a fine mese.
Per questo ci inventiamo sempre nuove modalità di coinvolgimento e di raccolta fondi. Le persone che si attivano direttamente, i volontari, ci permettono di contenere i costi.
E’ anche un passaparola virtuoso, chi viene, partecipa, vede come siamo e i nostri animali, diffonde e amplifica la richiesta di aiuto e riusciamo in questo modo ad attingere a possibilità che si moltiplicano.
Ma è sempre difficile.
Chi è sensibile, le associazioni animaliste e le onlus che si occupano di promozione culturale e sensibilizzazione, il così detto movimento di liberazione animale, dovrebbero, credo, farsi un po’ carico dei bisogni dei rifugi, se no i rifugi non ce la possono fare.
Dovrebbe, in parte, diventare una responsabilità più collettiva. Soprattutto se vogliamo far crescere e moltiplicare i rifugi e santuari.
Organizzate anche molti eventi presso le vostre strutture o comunque in zone limitrofe? Ovviamente, riferendoci alle cene e agli aperitivi, rigorosamente vegani…
Sì abbiamo un ricco calendario mensile, indispensabile per mantenere tutti i nostri ospiti.
Aperitivi, picnic, cene, feste, sono occasioni di raccolta fondi, di promozione dei progetti, di reclutamento di volontari e di promozione e sensibilizzazione culturale per mostrare che un altro mondo, senza crudeltà, è possibile.
Come immaginate il futuro di Vitadacani anche ripensando a quando avete iniziato questa meravigliosa avventura?
Il futuro è una scoperta.
Guardare indietro e il presente ci fa capire chi siamo e dove vogliamo andare. Ci dà forza e speranza. Siamo partiti da nulla, quasi per gioco e siamo cresciuti. Vogliamo migliorare tanto e ancora.
C’è tanto mondo ancora da cambiare.
Altri progetti per il futuro?
Ristorante o bar vegan.
E’ una nuova scommessa e una sorpresa.
In tutti questi anni siete passati attraverso tante avventure e storie da ricordare e raccontare. Che cosa vi ha dato ogni singolo animale che vive o ha vissuto presso le vostre strutture?
Ognuno è mille occhi, mille orecchie, mille strade e infinite storie.
Ognuno è il nostro cane di casa.
Qui questo accade. I nostri cani sono proprio come se fossero i nostri cani, uno per uno. Non c’è niente che non venga loro fatto o venga loro tolto pensando “sono cani di canile“.
Mai.
Ognuno di noi conosce e ama tutti quanti, poi, come nei rapporti umani, ti innamori di uno e da lui impari tanto e non riesci mai a dare quanto lui o lei abbia dato a te.
Avete capito per quale motivo alcuni decidono di abbandonare l’animale con il quale vivono? Quali possono essere le motivazioni reali che portano a un simile gesto?
Chi abbandona un animale evidentemente non aveva davvero provato empatia per lui.
Non si era rispecchiato in lui e, attraverso lui, in se stesso.
Poche sono le persone ad avere reali e contingenti problemi che le spingono a separarsi dal proprio amico. Sono le persone più tristi e disperate che per una malattia, uno sfratto, un lutto, si trovano in una condizione così disperata e si allontanano dal proprio cane.
Li troviamo a piangere e commuoversi per lui, a non darsi pace. Ma sono poche le persone così.
Tutti gli altri, per una stupidaggine abbandonano il loro cane, accampano scuse posticce e imbarazzanti e non ti fanno neppure una telefonata. Per questi non ci sono scusanti, né indulgenza da parte nostra.
Questa è un’umanità misera a cui non vorremmo appartenere.
Ci spiegate come è possibile raggiungere le vostre varie strutture? Quali sono i vostri contatti?
Il nostro sito web è: www.vitadacani.org e l’indirizzo di posta elettronica vitadacani [@]vitadacani.org
I contatti telefonici sono: 02.93871132 e 349.0581076
Il quartier generale, con uffici e servizi è ad Arese, Via Mattei 140.
È aperto tutti i pomeriggi, sabato e domenica compresi, dalle 15.30 alle 19.00.
A Magnago, invece, sia il Parco che il Santuario, sono visitabili solo il sabato dalle 14.30 alle 19.00 o su appuntamento.
Si trovano in via Ungaretti 34 a Magnago.
Avete voglia di concludere questa intervista con una sorta di appello o una considerazione?
Bisogna cambiare.
Abbiamo l’opportunità di fare la differenza.
Ognuno di noi, nel suo piccolo, nel suo quotidiano, può dare vita al cambiamento, può decidere di realizzare il mondo che vuole, passo dopo passo.
La nostra storia e quella di alcune campagne come il Coordinamento Fermare Greenhill insegnano che poche persone, se ben organizzate, dedicandosi con costanza e serietà ad un obiettivo, possono davvero fare la differenza, generare un movimento, trascinare la gente in piazza, farla cambiare, realizzare un sogno e cambiare un pezzo di mondo. Credeteci e vedrete!
Iniziando dalla tavola. Go vegan!
N.B.: se desideri scaricare e leggere questa intervista puoi farlo collegandoti a questo link
Note e ringraziamenti:
Puoi fare una donazione a Vita da Cani – Associazione a tutela dei diritti animali direttamente tramite il circuito PayPal
Puoi acquistare materiale di Vita da Cani (libri, indumenti, audio) direttamente presso lo shop online presente sul sito.
Puoi visitare il Canale You Tube e la Pagina Facebook di Vita da Cani
Grazie a Sara e Monique di Vita da Cani, agli amministratori del sito per aver concesso l’autorizzazione a pubblicare alcune immagini e a Emanuele della Vegan Crew.