Rispondo a Debora
Rispondo a Debora, pur non avendo risposte, né sapendo suggerirne. Debora che giovanilmente si indigna per come da sempre va il mondo, denuncia e protesta il suo rifiuto di appartenervi e intanto ribadisce il suo diritto e bisogno di esserci e viverci con tutta la passione dei suoi verdi anni, riconoscendosi in una dimensione di pensiero e in un progetto di esistenza che sia praticabile e che per progressivo affinamento di consapevolezza conduca a un benessere condiviso e durevole. Debora che vuol capire come stanno le cose, cosa agita gli uomini e cosa muove in loro idee e atti. Debora confusa disorientata rabbiosa, alle prese con il difficile accomodo fra mente e cuore, senza il quale non si costruiscono alternative ma solo velleità, e velleitarie testimonianze.
A Debora e ai tanti come lei che vivono male questo tempo difficile e mediocre offro a mo’ di viatico qualche verso di Brecht e un pensiero Zen: una religione civile e la religione senza dio, l’impegno con l’altro e il distacco contemplativo, il peso della scelta e l’annichilimento del soggetto nella natura. L’accostamento è davvero stridente. Ne nasce la considerazione di quanto, anche nel più piccolo gesto, diversa e mutevole sia in ognuno la distanza dalla quale si guardano le cose e, nelle cose, se stessi.
Dici: per noi va male.
Il buio cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando si era appena cominciato.
E il nemico ci sta innanzi più potente che mai.
Sembra che gli siano cresciute le forze. Ha preso
un’apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso errori, non si può negarlo.
Siamo sempre in meno.
Le nostre parole d’ordine sono confuse.
Una parte delle nostre parole le ha stravolte il nemico
fino a renderle irriconoscibili.
Che cosa è errato, ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto?
Su chi contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti,
respinti via dalla corrente?
Resteremo indietro, senza comprendere più nessuno
e da nessuno compresi?
O contare sulla buona sorte?
Questo tu ora chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta oltre la tua.
L’onda non cade nell’acqua dall’esterno
ma proviene dall’acqua senza separarsene,
scompare e torna all’acqua da cui ha tratto origine
e non lascia nell’acqua la minima traccia di sé.
Come onda, essa si solleva dall’acqua e torna all’acqua;
come acqua, essa è il movimento dell’acqua.
L’acqua forma con l’onda un’unità,
e tuttavia l’acqua non sorge e non tramonta
col sorgere e tramontare dell’onda.
L’onda che sorge e passa, intesa come soggetto,
è simile al se stesso quotidiano dell’uomo.
Il fatto che questo soggetto
sempre di nuovo ritorni dall’onda all’acqua,
è l’essenza del Nulla Zen.